Benedetto da Norcia è uno dei santi più apprezzati dai fedeli. La sua vita è fonte di ispirazione per tutti i cristiani e grazie a lui la chiesa ha potuto riportare alla luce i valori della cristianità. San Benedetto ha vissuto in una delle epoche più travagliate della storia italiana, caratterizzata dalle guerre gotiche tra Goti e Bizantini.
In questo contesto storico, ha fondato un nuovo ordine monastico, l’Ordine dei Benedettini. Ancora oggi il santo viene venerato da tutte le chiese cristiane.
Scopriamo assieme la vita di San Benedetto e in che modo possiamo prendere esempio dai suoi insegnamenti. Continua a leggere!
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La vita esemplare di San Benedetto da Norcia
Benedetto nasce a Norcia intorno al 480, subito dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Come tutti i figli di nobili, una volta raggiunta l’età di 12 anni si recò a Roma, insieme alla sorella gemella, per compiere gli studi. La città viveva un periodo di forti tumulti a causa dei barbari. A questo si aggiungeva una profonda crisi morale, di cui il Benedetto avvertì subito il pericolo. Per questo, all’età di 17 anni si ritirò nella solitudine della valle dell’Aniene, in una grotta nei pressi di Subiaco. In questo luogo, secondo la leggenda devozionale, Benedetto avrebbe compiuto il primo miracolo, riparando un vaglio rotto dalla stessa nutrice.
Il giovane eremita non rimase però a lungo nascosto. In poco tempo la sua fama di santità attrasse numerosi discepoli. Dopo tre anni da eremita, accettò di diventare la guida di altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, diventando un abate della comunità di monaci. A seguito di un’esperienza negativa, in cui tentarono alla sua vita con una coppa di vino avvelenato, decise di tornare a Subiaco. Qui rimase per quasi trent’anni, predicando la Parola del Signore e accogliendo discepoli sempre più numerosi. Così arrivò a creare una comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci e un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale. L’invidia di un prete del luogo lo indusse ad abbandonare anche Subiaco, in seguito a un nuovo tentativo di avvelenamento. Tra il 525 e il 529 si recò a Cassino insieme ai discepoli più fedeli, sul cui monte fondò la celebre abbazia di Montecassino. Qui donò ai suoi monaci la Regola, e nello stesso luogo morì il 21 Marzo 547, dopo una brutta febbre durata sei giorni, esattamente quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella.
Secondo la leggenda devozionale, morì in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, poco dopo aver ricevuto la comunione. Con le braccia indicava il cielo e nel mentre pregava, benediceva e incoraggiava i suoi discepoli.
Le diverse comunità benedettine, così come il calendario della Forma straordinaria del rito romano, ricordano il dies natalis del santo in occasione del 21 marzo. Con il calendario del 1969 si inizia a celebrare ufficialmente la festa l’11 luglio, da quando Papa Paolo VI con il breve Pacis nuntius ha proclamato San Benedetto da Norcia patrono d’Europa il 24 ottobre 1964 in occasione della consacrazione della Basilica di Montecassino.
La regola di San Benedetto
Come abbiamo detto, nel monte di Montecassino, Benedetto compose la sua Regola intorno al 540. Prese spunto da regole precedenti, come ad esempio quelle di San Giovanni Cassiano e San Basilio, ma anche San Pacomio, San Cesario, e l’Anonimo della Regula Magistri. Con quest’ultimo, Benedetto ha avuto rapporti molto stretti proprio nel periodo della stesura della regola benedettina. Grazie a queste influenze, ha potuto combinare l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali. Il suo obiettivo era quello di fondare una scuola del servizio del Signore, in cui non ordinare nulla di duro e di rigoroso.
La regola, secondo la sintesi del Vangelo, aiuta i monaci ad organizzare nei minimi particolari la propria vita all’interno di una “corale” celebrazione dell’uffizio. In questo modo diede nuova e autorevole sistemazione alla complessa, e molto spesso vaga e imprecisa, regola monastica precedente.
I due cardini della vita comunitaria si esprimono nel concetto di stabilitas loci, ovvero l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero ed eliminare il vagabondaggio di monaci ritenuti “sospetti” che, ai tempi di Benedetto, era piuttosto diffuso e la conversatio, ovvero la buona condotta morale, la pietà reciproca e l’obbedienza all’abate. Così come un “padre amoroso” che non viene mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata. La regola aiuta a scandire il tempo di ogni genere di occupazione della giornata del monaco: dal momento dedicato alla preghiera, a quello dedicato al lavoro.
Il tutto viene tradotto con un semplice motto: Ora et Labora (“prega e lavora”).
Da quel momento tutti i monasteri che seguono la regola di San Benedetto sono chiamati benedettini. Anche se ogni monastero è considerato autonomo seppur sotto l’autorità di un abate, vengono comunemente Le più importanti sono la congregazione cassinense e la congregazione sublacense, che si sono formate rispettivamente attorno alle autorità dei monasteri benedettini di Montecassino e di Subiaco.
Infatti, a Montecassino, Benedetto visse fino alla morte, ricevendo l’omaggio dei fedeli che si recavano al monastero in pellegrinaggio e di alcune personalità come Totila re degli Ostrogoti ed infine, dell’abate Servando.
Il mistero delle reliquie di San Benedetto
Nel Medioevo, le reliquie erano considerate quasi inseparabili nel culto di un santo e, soprattutto nel caso dei monaci, la comunità religiosa andava alla ricerca delle reliquie fino a quando non venivano ritrovate. Lo stesso avvenne per San Benedetto da Norcia.
Secondo gli studi fatti sui ritrovamenti delle sue reliquie, è possibile ricollegare altre reliquie a questo gruppo di resti scheletrici. Per esempio: un frammento di costola (Benedettine del Calvario di Orléans), un altro frammento di costola (Benedettine del Santo-Sacramento di Parigi), un frammento di falange dell’alluce sinistro (abbazia Notre Dame de la Garde), la parte inferiore del radio destro e la parte inferiore del perone sinistro (entrambi all’abbazia di Sainte-Marie de la Pierre-qui-Vire), l’estremità superiore del radio sinistro (Grande seminario di Orléans), la rotula sinistra (abbazia di Aiguebelle), un frammento della parte centrale di un osso lungo (abbazia di Santa Marie di Parigi), l’estremità inferiore del radio sinistro (abbazia di Saint-Wandrille), un frammento della parte centrale di un osso lungo (abbazia di Timadeuc a Bréhan), un frammento dell’omero sinistro (abbazia della Grande Trappe).
Invece, secondo i monaci benedettini di Montecassino, le reliquie autentiche di San Benedetto non sono mai andate via dal monastero di Montecassino.
La medaglia di San Benedetto
Il culto di San Benedetto è così forte che nel tempo ha portato alla creazione di simboli sacri su cui riporre la propria devozione. Ci riferiamo in particolare alla medaglia di San Benedetto. Le sue origini sono antichissime e risalgono a quando, Papa Benedetto XIV ideò il disegno e col “Breve” del 1742 approvò la medaglia concedendo le indulgenze a coloro che la portano con fede.
Brevemente, ecco il significato delle parole indicate nella medaglia:
- Crux Sancti Patris Benedicti – Croce del Santo Padre Benedetto
- Crux Sacra Sit Mihi Lux – La Santa Croce sia la mia luce
- Non Draco Sit Mihi Dux – Non sia il demonio mio condottiero
- Vade Retro Satana – Fatti indietro, Satana
- Numquam Suade Mihi Vana – Non mi attirare alle vanità
- Sunt Mala Quae Libas – Sono malvagie le tue bevande
- Ipse Venena Bibas – Bevi tu stesso il tuo veleno
Se desideri approfondire la lettura della croce, in un precedente articolo ti abbiamo raccontato e descritto dei dettagli le caratteristiche della croce di San Benedetto.
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